IL VERDE AL CENTRO DEL FUTURO

set 17, 2019 | scritto da:

IL CLIMA È CAMBIATO
Venerdì 20 settembre si rinnoverà l’appuntamento con i Global Strike For Climate, la manifestazione che in moltissime parti del mondo richiama periodicamente in piazza milioni di persone, per lo più giovani e giovanissimi. Ad unirle è la volontà di indicare l’emergenza climatica come priorità che la politica dovrebbe porre nella propria agenda. Ed i primi risultati si vedono già, come al G20 di Osaka dello scorso giugno, in cui non per caso il cambiamento climatico è stato uno dei temi centrali dell’incontro tra i leader più importanti del pianeta.
Come ovvio che sia per ogni tema che riguarda il futuro, anche in questo caso non mancano opinioni discordanti intorno all’urgenza rappresentata dai cambiamenti climatici, eppure non è possibile ignorare una mobilitazione popolare che continua a veder aderire ragazzi da ogni parte del mondo sia in paesi fortemente industrializzati che in nazioni con sistemi economici diversi. Si passa dai cortei di Londra e Berlino a quelli di Nuuk, in Groenlandia o di Honolulu, nelle isole Hawaii, dalle manifestazioni di New York e San Paolo a quelle di Bingerville in Costa d’Avorio o di Ulan Batar, in Mongolia.
Che ci sia una vasta porzione di opinione pubblica - ed in prospettiva una porzione sempre più ampia - che considera l’ambiente una priorità, può essere difficilmente negato. 


 UNA TENDENZA GIÀ SCRITTA …
 A raccontare che questo tema sia ormai ineludibile - per la politica, ma anche per le aziende - aveva già pensato il World Economic Forum con una vasta ricerca pubblicata nel 2017 in cui erano stati intervistati oltre 30.000 ragazzi tra i 18 e i 35 anni, di 186 paesi diversi. Alla domanda sui problemi più seri che riguardano il mondo di oggi, il 48,8% ha indicato “Il cambiamento climatico/la distruzione della natura”, dandogli precedenza sia rispetto al timore di “guerre e conflitti larga scala”, che le questioni legate alle “diseguaglianze”. Non solo, ma all’affermazione, “la scienza ha dimostrato che l’uomo è responsabile del cambiamento climatico” il 69,6% ha risposto di essere “pienamente d’accordo”, il 21,7% “parzialmente d’accordo” e solo lo 0,9% si è detto “pienamente in disaccordo”.
In quello stesso report veniva segnalato che “I giovani sono sempre più consapevoli riguardo a ciò che consumano e a come viene prodotto. Sono anche attenti a verificare. La loro lista di controllo per decidere se un'azienda è responsabile include "rapporti sulla sostenibilità/responsabilità sociale" (59,6%), "rapporti dei media (40,6%), "insider stories" (38,4%), “rapporti aziendali” (36,1%) e "relazioni annuali"
Difficile considerare una sorpresa oggi, il fatto che ci sia - e in prospettiva sempre più ci sarà - una “pressione green” su governi, aziende e media. 


 … E CONFERMATA
Più di recente una nuova indagine ha ribadito il trend già individuato dalla ricerca del World Economic Forum. A svolgerla è stata GlobalWebIndex per conto della società che gestisce SnapChat, una delle app più utilizzata tra i giovanissimi. La ricerca ha coinvolto quasi 79.000 ragazzi di età compresa tra i 16 e i 22 anni in 45 paesi. La sensibilità degli appartenenti a questa generazione, indicata come Generazione Z, e quella dei loro predecessori, i cosiddetti Millenials, viene ben presentata da queste parole della ricerca: “I Millennials hanno guidato il movimento per affermare la sostenibilità come stile di vita e dai nostri dati vediamo che la Generazione Z è in linea. I Millenials e i ragazzi della Z Gen sono quelli che dichiarano più di ogni altro gruppo generazionale di essere disposti a pagare di più per la sostenibilità e prodotti eco-compatibili”.
 La conclusione della ricerca è esemplare: “Queste due generazioni combinate sono una forza con cui fare i conti quando si tratta di questioni sociali, ambientali e politiche”.

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