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La miglior tecnologia contro il climate change? Gli alberi
lug 15, 2019 | scritto da: Tommaso Ciuffoletti
Il cambiamento climatico è una sfida che non possiamo più trascurare. Lo ribadisce anche l’ultimo rapporto emanato dall’IPCC (il panel Onu sul cambiamento climatico), segnalando l’inderogabile necessità di contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5°. Per farlo è necessario agire sul diossido di carbonio presente in atmosfera e per questo si stanno moltiplicando iniziative che mirano a ridurre le emissioni e soprattutto ad assorbire la CO2 in eccesso già presente in atmosfera.
Di recente una startup irlandese ha acquistato i diritti della tecnologia per catturare CO2, sviluppata dal professor Klaus Lackner dell’Università dell’Arizona, un vero e proprio pioniere del settore. Si tratta del progetto di un albero meccanico in cui il diossido di carbonio viene portato a contatto con centinaia di strisce di polimeri incorporati con resine che si legano alle sue molecole. L’impiego industriale di tale tecnologia promette di assorbire una tonnellata di CO2 ad un costo di circa 100 dollari, ma solo nella migliore delle ipotesi. (https://www.technologyreview.com/s/613447/startups-looking-to-suck-c02-from-the-air-are-suddenly-luring-big-bucks/).
Viste le performance attese di questo “albero meccanico”, viene da pensare che forse la tecnologia ancora oggi maggiormente all’avanguardia, capace di garantire performance immediatamente competitive a costi assai ridotti, continua ad essere quella del buon vecchio albero naturale.
RIFORESTARE CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Ora una ricerca svolta da un team di guidato da ricercatori del Politecnico di Zurigo e pubblicato su Science fornisce stime e numeri del potenziale salvifico degli alberi.
Il titolo della ricerca è emblematico “The global tree restoration potential” (Il potenziale di ripristino globale degli alberi) e le parole di Tom Crowther, uno degli autori senior dello studio, spiegano bene il valore di questo potenziale: “Il nostro studio mostra chiaramente che il ripristino delle foreste è la migliore soluzione oggi disponibile per scongiurare il cambiamento climatico” (https://www.nationalgeographic.com/environment/2019/07/how-to-erase-100-years-carbon-emissions-plant-trees/).
L’analisi ha rilevato che ci sono 1,7 miliardi di ettari di terra senza alberi, su cui potrebbero crescere alberi. Una superficie che rappresenta l’11% delle terre emerse e che corrisponde a circa la superficie di Stati Uniti e Cina sommate insieme. Da questa stima sono state escluse le aree urbane e campi utilizzati per coltivazioni ad uso alimentare. Sono stati invece inclusi diverse aree adibite a pascolo, dato che ovini e bovini potrebbero facilmente convivere con la presenza di alberi.
È NECESSARIO PIANTARE SUBITO
Jean-François Bastin, anch’egli membro del team di ricerca, ha sottolineato l’urgenza di intervenire in tempi rapidi. “I governi devono inserire la riforestazione nelle loro strategie nazionali e farlo adesso”. (https://www.theguardian.com/environment/2019/jul/04/planting-billions-trees-best-tackle-climate-crisis-scientists-canopy-emissions).
Un’urgenza dettata anche dal fatto che la quantità di terra disponibile per la riforestazione diminuisce con l’aumento delle temperature medie globali. Anche se il riscaldamento globale fosse contenuto a solo 1,5° entro il 2050, circa 1/5 dell’area disponibile per la riforestazione individuata dallo studio andrebbe perduta, perché troppo ormai diventata troppo calda ed inadatta alla messa a dimora di nuovi alberi.
Inoltre per far crescere foreste vitali e mature a sufficienza per garantire alti livelli di assorbimento, sono necessari molti decenni. Nel frattempo però, continueremo ad rilasciare atmosfera circa 40 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno.
TUTTI POSSONO CONTRIBUIRE
“Chiunque può piantare un albero” con queste parole Bastin ha indicato che se da un lato il tempo gioca contro di noi, la possibilità che chiunque si attivi per dare il proprio contributo è una speranza concreta per il futuro del pianeta.
E possiamo garantirvi che non lo abbiamo pagato per dirlo!