La sfida del clima si gioca sulla CO2

ott 08, 2018 | scritto da:

La notizia è già rimbalzata sui media di tutto il mondo: l’IPCC, il panel Onu sul cambiamento climatico, ha emanato un rapporto in cui avvisa i decisori politici sulla necessità di imporre misure stringenti per contenere il surriscaldamento globale. La polemica e il dibattito intorno al tema sono quindi destinati a riaccendersi, come sempre è stato negli ultimi anni e ancor più da quando il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rivendicato la volontà di rivedere la linea del proprio paese in materia di scelte per limitare il cambiamento climatico.

Al netto delle polemiche, tuttavia, si potranno considerare alcuni aspetti per chiarire meglio i contorni della questione. L'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) non svolge direttamente attività di ricerca né di monitoraggio o raccolta dati: l'IPCC fonda le sue valutazioni principalmente su letteratura scientifica messa a confronto per trarne valutazioni e formulare suggerimenti per i decision maker. In questo caso, il rapporto dell’IPCC è arrivato dopo due anni di analisi su migliaia di articoli e recensioni.

La questione viene posta in termini di necessità di scongiurare l’aumento di 0,5° della temperatura media globale da qui ai prossimi anni. L’ipotesi che in un lasso di tempo relativamente breve - compreso tra il 2030 e il 2052 - la temperatura globale cresca di 1,5° viene considerata estremamente plausibile, ma ciò che si vuole scongiurare è l’aumento superi la soglia dei 2°. Quest’ultimo sarebbe uno scenario dagli esiti potenzialmente catastrofici per l’intero pianeta.

Si consideri come si vuole il nodo delle proiezioni di scenario e quello dei gradi di aumento medio della temperatura. Quel che però difficilmente può essere contestato però, è la parte di proposta del lavoro dell’IPCC, in altre parole le possibili soluzioni suggerite per evitare lo scenario peggiore.

Tutto ruota intorno alla CO2 e a due strade da percorrere. Una è quella della riduzione delle sue emissioni e questo significa mettere in atto una serie di soluzioni possibili, dalla riduzione della dipendenza dalle fonti energetiche fossili, al miglioramento dell’efficienza energetica ad ogni livello, fino alla diminuzione anche del consumo di carne. L’altra strada da percorrere è quella di rimuovere la CO2 che abbiamo emesso e continuiamo ad emettere in atmosfera. In questo senso una scelta possibile è quella della cattura e stoccaggio della CO2 in depositi sotterranei, ma si tratta di una scelta costose e dagli esiti di lungo periodo non ancora accertati.

L’altra soluzione è invece molto più semplice: piantare nuovi alberi.

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