“Io passo una volta su un ponte e vedo che la piena del fiume ha portato sulla riva dei legni. Poi magari ci ripasso e guardo meglio, vedo che ce ne sono di vari tipi. E così la terza volta scendo e vado a farmi una passeggiata da quelle parti. Do un calcetto a un legno, poi ne raccolgo un paio e li metto accanto; inizio a giocarci. E se la cosa mi piace allora ci torno ancora il giorno dopo e inizio a considerare se quel mucchio di legna accatastata alla rinfusa non sia in realtà l’insieme delle parti di qualcosa, magari una creatura scomposta in pezzi che potrei rimettere insieme”.
Sedicente Moradi è un artista che lavora così. Gioca coi legni. “Adopero in particolare le potature degli alberi, tronchi e radici che vengono portate dal fiume: il riportato dalla piena, come si dice a Firenze”.
Le creature a cui dà forma sono animali che rinascono da alberi perduti, ma sono e rimangono figli del luogo in cui prendono vita, perché Moradi lavora proprio nel luogo dove rinviene il legname. Ed è lì che lascia che coloro che ci passano – “in genere son quelli che fanno jogging, i pescatori o chi va a portare il cane” – interagiscano durante la creazione, “si fermano, chiedono, danno suggerimenti a volte facciamo proprio amicizia”. Creazione, riciclo, gioco, ambiente e mutazioni intorno al legno e agli alberi.
Giovedì scorso ha inaugurato a Firenze, lungo un percorso che scorre accanto all’Arno sulla sponda del quartiere di San Niccolò, una serie di meravigliose installazioni animali. Due cervi, una giraffa, si vede anche l’unicorno e poi c’è il coccodrillo. “Lui è il cattivo della storia. È il dinosauro, quello che colpisce e spaventa. In passato ricordava un drago e spesso veniva esposto imbalsamato nelle wunderkammer, a rappresentare il maligno reso inerte. E poi il coccodrillo, con le sue lacrime, è anche simbolo d’ipocrisia. Su di lui s’assommano mille significati negativi, ma alla fine, in una storia che si rispetti, il cattivo ci vuole”.
Ed un cattivo c’è anche nella vera storia del Sedicente Moradi. Si tratta di colui a cui l'artista ha preso il nome.
La storia del nome Moradi fu scritta infatti anni fa su una denuncia per furto ad un commissariato spagnolo. Un brutto furto subìto dal nostro artista, che si vide portar via anni di lavoro in un colpo solo. Poteva essere la fine e invece fu un azzerare tutto e ripartire. Così come del resto avviene con le sue opere che danno nuova vita a legname che fu d’alberi. Di quel ladro, il nostro artista, conosceva soltanto il nome ch'egli usò per presentarsi: Moradi. Sedicente Moradi, fu così quel che venne riportato in quella denuncia spagnola nel tentativo di dare un nome al ladro. Ed a quel ladro, non potendo il nostro riprendere la refurtiva, decise almeno di prendere il nome.