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Per capire - Cosa sta succedendo in Australia
gen 10, 2020 | scritto da: Tommaso Ciuffoletti
Al momento in cui scriviamo il tragico bilancio degli incendi in Australia è di 25 morti e di oltre 8 milioni di ettari di territorio attraversati dalle fiamme, inoltre alcune stime parlano di circa mezzo miliardo di animali uccisi dalle fiamme, ma in questo caso la speranza è che si tratti di stime sovradimensionate. In ogni caso fino a quando gli incendi non si fermeranno sarà difficile valutare la reale entità del disastro. In questo senso va considerato che l’estate nell’emisfero sud è iniziata da poco e quindi si prospettano ancora settimane e mesi di condizioni purtroppo favorevoli al propagarsi degli incendi.
Una storia di incendi
L’ Australia ha una tradizione tristemente lunga di eventi tragici legati agli incendi, come testimoniano i nomi con cui sono ricordati i più devastanti fra di essi: il “Red Tuesday” del 1898, l’“Ash Wednesday” del 1983 (in cui bruciarono 20 milioni di ettari di territorio, causando 75 vittime), il “Black Christmas” del 2001 o il “Black Saturday” del 2009 (che causò 173 morti). La peggiore stagione degli incendi di cui si abbia memoria in Australia è però quella del 1974-75, in cui bruciarono oltre 95 milioni di ettari.
L'eccezionalità di questi incendi
Ci sono tuttavia una serie di aspetti che vanno considerati per inquadrare l’eccezionalità di quanto sta accadendo in Australia. Se infatti la gran parte degli incendi di questo paese era storicamente concentrata nelle savane del centro-nord del paese, stavolta gli incendi stanno colpendo duramente anche altre zone. In particolare il New South Wales, il più popoloso dei 6 stati in cui è suddivisa l’Australia e che ha per capitale Sydney. Questo stato negli anni passati aveva registrato in media circa 280 mila ettari di territorio colpiti da incendi, mentre nelle sole ultime settimane quasi 5 milioni di ettari sono bruciati. Molto colpiti sono anche gli stati di Victoria e South Australia. In New South Wales a bruciare sono principalmente foreste, invece che praterie.
Incendi più intensi
Gli effetti sono ben spiegati dalle parole di Owen Price, dell’Università di Wollogong. “Nella foresta gli incendi sono molto più intensi, producono più fumo e bruciano molto più materiale, quindi c’è una maggiore produzione di gas serra e i territori ci mettono più tempo a riprendersi. Quando raggiungono le case, sono più difficili da fermare. Alcuni degli incendi nel Nord dello Stato hanno addirittura attaccato la foresta pluviale, ad esempio nel parco nazionale di Kanangra, che non era mai stato bruciato a memoria d’uomo”.
L'andamento climatico
A contribuire a questo stato di cose è stato anche un andamento climatico che ha fatto del 2019 uno degli anni più caldi dell’ultimo secolo. Nell’ultimo anno le temperature medie sono state 1,5 gradi più alte rispetto alla media 1961-1990, le massime oltre 2°C in più, ed è mancato oltre un terzo della pioggia che solitamente cade sul continente. Come ha ben spiegato il ricercatore italiano Giorgio Vacchiano “quando l’aria è calda e secca, la vegetazione perde rapidamente acqua per evaporazione e si dissecca. Più la siccità è prolungata, più grandi sono le dimensioni delle parti vegetali che si seccano. Quando anche le parti più grandi (fusti e rami) perdono acqua, cosa che avviene molto raramente, gli incendi possono durare più a lungo proprio come in un caminetto: i “pezzi” piccoli sono quelli che fanno accendere il fuoco, e quelli grandi sono quelli che bruciano per più tempo”.
Il ruolo dell'Ocean Indian Dipole
Un’ulteriore fattore che ha inciso sulle condizioni climatiche eccezionali di questi ultimi mesi, è stato l’Ocean Indian Dipole (OID), il cosiddetto Niño indiano. L’OID infatti è un indice che misura la temperatura della superficie del mare nell’Oceano Indiano. Quando questo indice risulta positivo ciò che ne risulta è una riduzione dell’umidità in atmosfera e questo fenomeno è tipicamente associato ad una riduzione delle precipitazioni e ad un innalzamento delle temperature. Mentre solitamente l’OID rimane positivo al massimo fino a primavera (considerate che siamo nell’emisfero sud, il che significa intorno a novembre), nell’ultimo anno questo indice è rimasto positivo per un periodo insolitamente lungo: dalla fine di maggio fino alla fine di dicembre, con un picco intorno a ottobre.
Fenomeni complessi...
Come sempre quando si parla di fenomeni di così vasta portata è sempre utile rammentare che il nostro pianeta è un organismo complesso e connesso e quindi i dissesti ecologici che si verificano in una data zona, sono in grado di ripercuotersi negativamente in ogni altro luogo della Terra. E allo stesso modo è utile tenere presente che anche le ripercussioni di cambiamenti nelle equazioni che determinano gli andamenti climatici di alcune zone del mondo, sono in grado di generare ricadute in maniera diffusa e difficilmente prevedibile.
... azioni possibili
Tuttavia, è possibile per i singoli individui fare la propria parte anche di fronte a eventi di questa portata. In questo momento è intanto possibile aiutare le persone colpite dagli incendi in Australia, facendo una donazione ai vigili del fuoco del New South Wales e alla Croce Rossa Australiana. A più lungo termine, possiamo piantare alberi, ridurre i nostri rifiuti e il nostro consumo di energia, usare meno (o niente) plastica e continuare a lottare per un cambiamento di sistema.