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Sedici Alberi. Il nuovo romanzo di Lars Mytting.
set 29, 2017 | scritto da: Tommaso Ciuffoletti
“La betulla per me è una sposa. È luminosa, gioiosa, speciale per la sua corteccia bianca. Ma vive poco, non più di centocinquant'anni. Quando invecchia sembra stanca, diventa nera e rugosa, un po' triste”. L'abete? “L'abete è il buio del bosco, in un bosco di abeti è impossibile vedere lontano. Mi ricorda le mie paure d'infanzia”. E il noce, in cui è contenuto il segreto del tuo libro? “Il noce ha una vita lunghissima, è un albero che diventa un monumento. So di noci in Europa che hanno visto sei guerre. È un albero testimone dei drammi umani e li tramanda da una generazione all'altra, così i vivi possono risalire nel tempo e conoscere i propri morti”.
Così Lars Mytting parla del proprio rapporto con gli alberi in una conversazione con Paolo Cognetti (fresco vincitore del premio Strega) per raccontare del suo nuovo romanzo Sedici Alberi, appena edito in Italia da DeA Planeta.
Mytting è norvegese, nato nel 1968 a Fåvang, paesino a nord di Oslo che, secondo l’ultimo censimento, conta una popolazione di 663 persone. Non è difficile intuire che nel corso della propria giovinezza, Mytting abbia incontrato più facilmente alberi che persone. “Per andare a scuola dovevo fare chilometri a piedi su una strada che costeggiava il bosco, d'inverno sempre al buio. Il bosco di abeti era misterioso, mi faceva paura. La paura di un nemico invisibile, o di essere inghiottito”.
Gli alberi, dei noci centenari, sono il silenzioso motore del suo romanzo dalla trama fitta come quella di un giallo, la cui vicenda si svolge attraversando il dramma di due guerre mondiali e di una vicenda familiare che il protagonista cerca di ricostruire partendo dalle poche notizie intorno alla misteriosa morte dei propri genitori. Si scopre così che è il valore della legna dei sedici alberi, testimoni delle atrocità della guerra, a muovere umani desideri e brame, che si attorcigliano come rami di una storia malata fino a sfiorare la tragedia. Perché mentre gli incastri logici della vicenda vanno chiarendosi in modo appassionante, la verità che svelano non può essere affrontata se non rinunciando ad ogni brama, attraverso un salvifico gesto d’amore.
Quel gesto è esattamente piantare dei nuovi alberi.