La reputazione che un’azienda si costruisce presso il mercato (investitori, fornitori, clienti e competitor) è sicuramente frutto di una strategia di marketing e comunicazione attenta e coerente, ma passa anche dall’interno: se un dipendente si sente coinvolto ed è orgoglioso di appartenere al mondo-azienda, diventa il miglior ambasciatore del brand.
Per Employer Branding, pertanto, non intendiamo solo la reputazione di un brand nel suo ruolo di datore di lavoro, ma anche la sua capacità di veicolare i propri valori attraverso i dipendenti e i collaboratori.
Il coinvolgimento e l’orgoglio di appartenenza (per gli amanti degli inglesismi HR Engagement e Corporate Identity), si fanno tanto più forti ed importanti quanto più sono legati a contenuti valoriali. In questa prospettiva l’impegno dell’azienda sui temi della sostenibilità diventa una leva fortissima di Employer Branding.
Comunicare ai dipendenti la strategia di sostenibilità, l’impegno che l’impresa si assume per contribuire a raggiungere gli obiettivi globali di sviluppo sostenibile indicati dalle Nazioni Unite (i cosiddetti SDGs), così come investire in formazione su Codice Etico, carta dei valori e principi etici di business, sono i primi passi per coinvolgere la struttura interna. Puntare su progetti HR che consentano ai dipendenti di diventare ambasciatori dell’azienda è uno step ulteriore che comporta impegno, in termini di tempo e risorse anche economiche, ma che promette sicuri ritorni degli investimenti, nella prospettiva di posizionamento, reputazione e brand awareness (conoscenza del brand) sul mercato.
Lo strumento per lavorare su questo livello di progetti HR è la condivisione del piano valoriale e dell’impegno diretto a sostegno degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Uno strumento particolarmente interessante da cui partire per costruire un progetto HR di Employer Branding, connesso al posizionamento dell’azienda in alto nella scala dell’impegno sullo sviluppo sostenibile, è messo a disposizione dal WBCSD (World Business Council for Sustainable Development), ente internazionale che ha declinato i 17 SDGs (Sustainable Development Goals) in 17 Good Life Goals, ovvero piccoli obiettivi concreti che ogni singola persona può adottare per contribuire al raggiungimento globale degli SDGs.
Il presupposto dell’agenda 2030 è che gli SDGs, per essere raggiunti entro il termine stabilito, necessitino di una mobilitazione globale, che includa oltre a governi aziende e enti non profit, anche consumatori e comuni cittadini.
I 17 Good Life Goals sono definiti come “Personal Actions that everyone around the world can take to help support the Sustainable Development Goals” (libera traduzione “azioni personali che ogni individuo nel mondo può intraprendere per supportare il raggiungimento degli SDGs”).
Si tratta di piccole azioni che, se messe in essere nel tempo, possono modificare lo stile di vita di ciascun individuo e contribuire fattivamente al raggiungimento dei 17 obiettivi globali di crescita sostenibile.
Ad esempio l’SDG 2, che si focalizza sull’impegno per fermare/eliminare la fame nel mondo (zero hunger), si traduce con il Good Life Goal 2 (la numerazione SDG e GLG è corrispondente) “eat better” (mangia meglio), declinato in poche semplici azioni:
Questa quinta ed ultima azione suggerita, è comune a tutti i Good Life Goals; si potrebbe generalizzare con il suggerimento: per ogni impegno preso da te individualmente, cerca di condividerne contenuto ed importanza con il maggior numero di persone possibile, in modo da poter costituire una massa critica di cittadini (elettori) in grado di influenzare anche i decisori politici.
Questo approccio, di in-formazione per consentire una trasformazione culturale, accomuna l’impegno chiesto alle aziende a quello suggerito a tutti i singoli individui, quindi anche ai dipendenti delle aziende.
Utilizzare i Good Life Goals per coinvolgere i dipendenti, magari sugli SDGs che l’azienda reputa centrali per il proprio business e su cui ha già deciso di investire per costruire progetti HR, volti a condividere l’impegno strategico, trasformando al contempo i dipendenti in veri e propri brand Ambassador, è un’idea poco costosa (sul sito www.sdghub.com si possono scaricare tutti i materiali necessari), semplice e già collaudata.
Un esempio - Best Practice
L’azienda tedesca iPoint-systems GmbH ha presentato, lo scorso 8 luglio 2019, nell’ambito di un webinar organizzato da EASP (European Association of Sustainability Professionals) sugli SDGs 13, 14 e 15 un progetto HR che ha consentito all’azienda sia di condividere l’impegno assunto e profuso su questi 3 obiettivi, sia di ingaggiare i propri dipendenti, trasformandoli in veri e propri brand ambassador. Gli SDGs 13,14,15 riguardano i cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità sia marina che terrestre.
Dopo un percorso di formazione, breve ma efficace, sugli SDGs e sui GLGs, successivamente focalizzata sulla corrispondenza tra SDGs 13,14 e 15 - considerati core per l’azienda e oggetto di impegni strategico-organizzativi e di investimenti - e i Good Life Goals 13,14 e 15, la Direzione HR ha lanciato un contest rivolto a tutti i dipendenti. Si trattava di scegliere una delle azioni suggerite dai Good Life Goals 13, 14 e 15, impegnarsi a modificare un’abitudine quotidiana e pubblicare sui propri social network, taggando l’account aziendale, una foto con descrizione che testimoniasse l’impegno continuativo. Il premio per i più meritevoli era un semplice attestato di riconoscimento firmato dal Presidente del Gruppo.
Questo è un esempio di come, con costi veramente limitati, sia possibile creare un caso di successo che raggiunga, lato azienda, almeno 3 obiettivi:
. Engagement dei dipendenti (orgoglio di appartenenza);
. Diffusione di una cultura della Sostenibilità sia internamente che presso tutta la community social dell’azienda, attraverso i profili dei dipendenti (leva di comunicazione trasversale, indiretta);
.Posizionamento e reputazione del brand attraverso lo stakeholder interno.
Secondo Richard Branson, fondatore del Gruppo Virgin, avere dipendenti contenti è la chiave del successo di ogni impresa.
Recentemente, lo psicologo Christie Napa Scollon ha dichiarato al Financial Times: “Le ricerche dimostrano che le persone contente guadagnano più soldi, sono più sane, più creative e maggiormente capaci nella soluzione di problemi”, ne concludiamo che un dipendente felice migliora la produttività dell’impresa e un dipendente coinvolto e orgoglioso diventa esempio sociale del valore dell’azienda.
Fonti:
https://www.wbcsd.org
https://sdghub.com
https://sdghub.com/goodlifegoals/
https://www.europeanasp.eu
https://www.ipoint-systems.com
Written by Roberta Culella, Founder of Q Consulting – studio di consulenza Sustainability & Corporate Social Responsibility
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