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Specchio specchio delle mie brame, qual è il Paese più verde del reame?
mag 11, 2021 | scritto da: Lara Zambonelli
«Mago dello Specchio Magico, sorgi dallo spazio profondo. Tra vento e oscurità io ti chiamo! Parla! Mostrami il tuo volto.»
Così ordinava la Regina Cattiva di Biancaneve al suo specchio magico, prima di interrogarlo su chi fosse, quel giorno, la più bella del Reame. Con le conseguenze disastrose che conosciamo.
Le classifiche, si sa, rappresentano sempre una semplificazione della realtà, ma hanno il pregio di restituirci una fotografia immediatamente comprensibile di una determinata situazione.
Fortunatamente, l’EPI, l’indicatore sviluppato dall’Università di Yale per individuare le economie più rispettose dell’ambiente si fonda su criteri più trasparenti e obiettivi di quelli applicati dallo Specchio Magico.
Si tratta di un indice, ponderato e aggregato, che prende in considerazione 11 categorie:
-Qualità dell'aria;
-Sanità e acqua potabile;
-Metalli pesanti;
-Gestione dei rifiuti;
-Biodiversità & Habitat;
-Servizi ambientali;
-Pesca;
-Cambiamento climatico;
-Emissioni inquinanti;
-Risorse idriche;
-Agricoltura.
E qual è il Paese più verde del Reame?
Al primo posto è finita la Danimarca, grazie ad un mix di politiche pubbliche capaci di interiorizzare in modo sistematico le sfide poste dal cambiamento climatico.
Il Canada risulta il migliore nel proteggere la propria eccezionale biodiversità, mentre Singapore è un esempio da seguire per quanto riguarda la pesca sostenibile e il riciclo delle acque reflue. UK e Francia eccellono invece nella creazione di aree protette. Menzione speciale anche per la Svezia, e per la sua gestione particolarmente virtuosa dei rifiuti solidi (parola d’ordine: riciclo!)
Anche se le classifiche sono per definizione volte a stuzzicare la competizione, l’EPI non è una semplice gara dei paesi per farsi belli davanti alla comunità internazionale, ma uno strumento con cui osservare le tendenze di performance da un anno all’altro, identificando le aree dove si sono fatti passi avanti, così come quelle che rimangono da perfezionare.
Detto questo, dobbiamo anche dire che i paesi che sono riusciti a conquistare le prime 40 posizioni di questa classifica sono anche, tutti, paesi classificati come “high income” dalla Banca Mondiale.
Come dire, caro Specchio Magico, facile dirmi che lei è la più bella del reame, se ha speso tutti i suoi risparmi in trattamenti estetici.
I costi delle infrastrutture sono solo uno dei motivi per cui le nazioni più ricche tendono a raggiungere risultati migliori in termini di sostenibilità. Dalla riduzione dell'inquinamento atmosferico, al trattamento delle acque, dal controllo dei rifiuti pericolosi alla gestione della salute pubblica, tutte queste misure hanno costi imponenti e richiedono una riflessione di lungo periodo per poter portare benefici reali ai cittadini.
Proprio perché non vogliamo che la sostenibilità rimanga una “cosa da ricchi”, crediamo così tanto nell’efficacia dei sistemi agroforestali, il metodo con cui piantiamo alberi. Un metodo capace di apportare tanto benefici ambientali che sociali.