Cos’è la COP26 e perché è importante?

ott 25, 2021 | scritto da:

A novembre il Regno Unito, insieme all’Italia, ospiterà la COP26. Un evento che molti ritengono essere l’ultima vera opportunità per tenere sotto controllo le conseguenze dei cambiamenti climatici.

COP26: la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021

COP sta per “Conferenza delle Parti”, dove per Parti si intendono le nazioni che hanno ratificato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UN Framework Convention on Climate Change, UNFCCC).

Dalla prima conferenza, tenutasi a Berlino nel 1995, il 2021 vede questo evento giungere alla sua 26a edizione. Da allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale. Non solo, la situazione senza precedenti vissuta negli ultimi 18 mesi rende questo evento un vero e proprio punto cruciale nella storia della lotta al cambiamento climatico.

Dall’Accordo di Parigi alla COP25: a che punto siamo?

La COP21 si tenne a Parigi nel 2015. Per la prima volta successe qualcosa di epocale: tutti accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi. Inoltre, i paesi aderenti s’impegnarono a creare un piano nazionale indicante la misura della riduzione delle proprie emissioni, detto Nationally Determined Contribution (NDC) o “contributo determinato a livello nazionale”.

Sono ormai passati più di 5 anni dalla sottoscrizione dell’accordo ed è il momento per i Paesi firmatari di presentare un resoconto della situazione. Ma le cose non sono così semplici come sembra.

Infatti l’ultima Conferenza delle Parti, la COP25 ospitata dal governo cileno e condotta a Madrid a dicembre 2019, si concluse con un nulla di fatto. In particolare, la discussione circa le regole del mercato delle emissioni (che da più parti viene criticato per le storture che genera), che era stata centrale nel dibattito, non aveva trovato risoluzione e sarà pertanto uno dei punti caldi da affrontare quest’anno a Glasgow.  

Non è condiviso da tutti l’obiettivo di salvare il pianeta?

Se l’obiettivo generale della conferenza - salvare il pianeta -  trova senz’altro il consenso formale di tutti, è invece ovvio che fra i vari paesi partecipanti, ci siano divisioni circa le tematiche più specifiche. E, dovendo ogni decisione essere sottoscritta da quasi 200 Paesi, ognuno con la propria struttura ed interessi, la COP è da sempre una macchina monumentale, ma fragile.

Non sorprende quindi che i Paesi in via di sviluppo, che sono spesso anche quelli che si trovano ad affrontare le conseguenze più disastrose del cambiamento climatico, critichino la mancanza di un’ottica solidale da parte di quei Paesi della UNFCCC “divenuti prosperi grazie al consumo incontrollato di combustibili fossili”. Mentre dall’altra si fa presente che - date le dimensioni di colossi come la Cina o l’India - nessuna misura può avere effetti realmente rilevanti, se non coinvolge l’impegno diretto di attori simili.

Certo è che la COP26 si prospetta come una delle ultime occasioni per uscire dall’immobilismo e trovare un punto d’incontro concreto e sostenibile.

2021, un anno decisivo per molti aspetti

“La maggior parte degli esperti ritengono che la COP26 abbia un’unica urgenza”. Questa frase sul sito web della conferenza sottolinea l’urgenza che viene assegnata alle decisioni che si attendono da questo appuntamento. L’intenzione è quella di aumentare la pressione sui partecipanti perché si impegnino seriamente per un cambiamento ritenuto non più rimandabile.

La pandemia causata dal COVID-19 è diventata l’evento economicamente più dannoso dopo la Seconda guerra mondiale, ma secondo una relazione di dicembre 2020, redatta dagli esperti indipendenti sulla finanza climatica delle Nazioni Unite, il danno causato dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità potrebbe essere molto più grave e di lunga durata.
Ecco perché il pressing per fare della COP26 un’occasione di svolta, è fortissimo.

Fonti

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