Treedom Blog: Sustainable & Green Lifestyle

Disegna un albero e scopri chi sei: storia di un test geniale

Scritto da Tommaso Ciuffoletti | Dec 11, 2025 3:30:09 PM

Da un’intuizione degli anni ’30 alle applicazioni cliniche di oggi, il Test del Disegno dell’Albero è una delle tecniche proiettive più affascinanti della psicologia. Nato come strumento per osservare la personalità attraverso un gesto semplice - disegnare un albero - è diventato negli anni un metodo utilizzato in ambito educativo, clinico e perfino forense. Qui ripercorriamo la sua storia, come funziona e quali elementi vengono analizzati, fino ad arrivare alla simbologia universale che da sempre lega l’essere umano all’albero. E, naturalmente, a come rendere questo legame reale: piantandone uno.

Un test sorprendentemente serio (dietro un gesto semplicissimo)

È difficile immaginare che un gesto così quotidiano come disegnare un albero possa raccontare qualcosa della nostra interiorità. Eppure è esattamente l’intuizione che ha dato origine a uno dei test proiettivi più longevi: il Test del Disegno dell’Albero.
Oggi è utilizzato da psicologi, psicoterapeuti e neuropsichiatri per esplorare aspetti profondi della personalità, sia in bambini che in adulti. E, nonostante il suo aspetto “leggero”, ha attraversato quasi un secolo di ricerca, revisioni e applicazioni cliniche rigorose.

Il principio è semplice: quando disegniamo, proiettiamo - spesso senza accorgercene - il modo in cui percepiamo noi stessi e il mondo. Un albero, con la sua struttura verticale, le sue radici e la sua chioma, è una metafora perfetta della persona: radici (passato e basi emotive), tronco (sé, stabilità, energia vitale), rami e foglie (relazioni, aspirazioni, apertura verso l’esterno).

Ed è proprio qui che nasce la magia.

Dalle origini agli studi moderni

L’idea di osservare la personalità attraverso il disegno non è nuova. Già negli anni ’20 e ’30 vari psicologi – da Goodenough a Machover - stavano esplorando come il gesto grafico potesse rivelare aspetti cognitivi ed emotivi.

La scintilla: Emile Jucker (1928)

Il primo a intuire il potenziale del disegno dell’albero fu Emile Jucker, un orientatore professionale svizzero che iniziò a raccogliere sistematicamente alberi disegnati dai suoi pazienti. Notò ricorrenze, peculiarità, stilemi grafici che sembravano legati al carattere delle persone. Un’intuizione, appunto - ancora lontana da un metodo.

La svolta scientifica: Karl Koch (dal 1949 in poi)

A dare dignità scientifica al test fu però Karl Koch, psicologo svizzero che nel 1949 pubblicò il primo manuale europeo interamente dedicato al Disegno dell’Albero.
Koch combinò intuizioni psicologiche, simbolismo junghiano, osservazione clinica sistematica e una metodologia che analizzava spazi, forme, proporzioni, dettagli, tratti grafici.

Il test si basava sul principio del campo grafico: ciò che disegniamo in alto, in basso, a sinistra o a destra del foglio racconta inclinazioni, stati emotivi, energia, introversione o estroversione.

Il suo lavoro divenne la base degli studi moderni e portò il test a essere utilizzato non solo in psicologia dell’età evolutiva, ma anche in ambito clinico e perfino forense.

L’evoluzione contemporanea

Le ricerche successive e gli studi pubblicati sulla letteratura scientifica internazionale, hanno aggiornato: indici di validità e attendibilità, modalità di somministrazione, criteri interpretativi e applicazioni professionali.

Oggi il test è considerato uno strumento proiettivo serio, utile soprattutto se integrato con altre tecniche diagnostiche.

Come funziona

Non esiste un modo “giusto” di disegnare un albero. Ma ogni modo dice qualcosa. Ecco gli elementi principali che vengono analizzati in una valutazione psicodiagnostica.

La collocazione sul foglio - È la premessa a quanto seguirà

  • A sinistra: tendenza introversa, attenzione al passato, bisogno di protezione.

  • A destra: estroversione, apertura e ricerca di relazione.

  • In alto: forte idealismo, aspirazioni elevate.

  • In basso: concretezza, talvolta sentirsi “appesantiti”.

Il tronco - Il tronco è il “sé”: stabilità, energia interna, struttura.

  • Tronco largo e stabile: sicurezza, forza.

  • Molto sottile: delicatezza emotiva, talvolta vulnerabilità.

  • Con crepe, nodi o fratture: ferite, tensioni interiori, passaggi difficili.

  • Con tratto molto forte (pressione elevata): impulsività o forte carica emotiva.

  • Con tratto leggero: sensibilità, autocontrollo, oppure insicurezza.

La chioma - Rappresenta la parte più “sociale” e creativa: pensieri, relazioni, progettualità.

  • Chioma ampia e armoniosa: equilibrio, apertura, immaginazione.

  • Chioma piccola o schiacciata: timidezza, prudenza, contenimento delle emozioni.

  • Chioma caotica o molto complessa: fantasia vivace, talvolta dispersione.

  • Chioma molto geometrica: controllo, razionalità.

I rami - Sono il ponte tra il mondo interno e quello esterno.

  • Rami aperti verso l’alto: progettualità, fiducia, slancio.

  • Rami verso il basso: introspezione, stanchezza o auto-protezione.

  • Rami spezzati o interrotti: conflitti, blocchi, fratture relazionali.

  • Rami non collegati al tronco: frammentazione o dissociazione tra sé e mondo.

Le radici - Non tutti le disegnano, ma quando compaiono, parlano.

  • Radici solide: senso di appartenenza, identità stabile.

  • Radici intrecciate: profondità emotiva, complessità.

  • Assenza di radici: non è necessariamente un segnale negativo; spesso è semplicemente un’abitudine grafica, ma in alcuni casi può suggerire un legame fragile con il passato o con il “terreno” sotto i piedi.

Stile grafico

  • Tratto continuo: decisione, linearità.

  • Tratto frammentato o ripassato: incertezza, perfezionismo o ansia.

  • Molti dettagli: bisogno di controllo o ricchezza interiore.

  • Pochi dettagli: essenzialità, immediatezza, talvolta difesa.

Qui puoi trovare ulteriori specifiche in un vecchio articolo che avevamo postato sul blog.

Un simbolo che ci rappresenta da sempre

Jung definiva l’albero un archetipo, una forma simbolica universale che attraversa culture, epoche e continenti.
E non è difficile capirne il motivo: gli alberi sono verticali come noi, crescono, mettono radici, fioriscono, cadono e si rialzano. Sono il nostro modello naturale di sviluppo, trasformazione e resilienza.

In alcuni miti nordici e non solo, è un albero regge il cielo; nelle fiabe è rifugio e nutrimento; nelle tradizioni spirituali collega la terra al divino. In fondo, l’albero che disegniamo è spesso un autoritratto inconsapevole: racconta chi siamo oggi e come stiamo crescendo.

E allora? Disegnare un albero è solo l’inizio…

Se un semplice disegno riesce a dirci tanto di noi, un albero vero può dire ancora di più.
Perché non è soltanto simbolo: è vita, ossigeno, ombra, biodiversità, futuro.

E nella realtà - non nel test - piantarne uno significa fare un gesto concreto verso il nostro mondo interiore e verso quello esterno.

Un albero cresce, respira, si trasforma.
E cresce anche grazie a chi lo sceglie.

Se vuoi dare radici nuove al pianeta (e un po’ anche a te stesso), il modo migliore è sempre lo stesso: pianta un albero.

Con Treedom lo fai a distanza, segui il racconto di luoghi lontani e lasci un segno che, come il miglior test proiettivo, racconta chi sei davvero.