Dune: una previsione e un avvertimento

gen 28, 2022 | scritto da:

Viviamo in un mondo in cui l'acqua scarseggia, la vegetazione è rara e le risorse naturali sono pressoché esaurite: è una riflessione sconfortante, nonché un terribile avvertimento. 

Ho visto per la prima volta il nuovo adattamento di Dune lo scorso fine settimana, accoccolata su una pila di cuscini disposti sul pavimento del mio soggiorno, con il cellulare in una mano e un sacchetto di patatine nell'altra. Per via di queste distrazioni, ho trovato il film divertente, ma complicato e difficile da seguire, tant'è che i titoli di coda sono apparsi senza troppo clamore. 

Pensavo di averlo già dimenticato, invece quasi due giorni dopo, questa cupa visione del nostro futuro faceva ancora capolino nel mio subconscio. Mi sono resa conto che non avevo colto il nocciolo della questione. L'ho guardato di nuovo, questa volta lasciando snack e cellulari nell'altra stanza. Un paesaggio arido, popoli oppressi e potere corrotto. Mi era sfuggito l'avvertimento che mi veniva quasi urlato in faccia.

Ambientato nell'anno 10.191, il film mostra una società caratterizzata da una struttura feudale interplanetaria di stampo medievale, con case regnanti a cui è concesso il controllo di vari pianeti, o "feudi". All'inizio della pellicola, la Casa degli Atreides viene chiamata a guidare il pianeta desertico Arrakis, una terra arida e inospitale, ma la sola fonte di una preziosa sostanza chiamata "spezia". I "Fremen", ovvero gli abitanti del luogo, considerati alla stregua di selvaggi, sono stati da tempo soggiogati e ripudiati dai detentori del potere.

Sono già visibili alcuni parallelismi non così sottili tra la "spezia" e il petrolio (e la politica coinvolta nell'estrazione di beni preziosi a spese delle comunità locali), ma ciò che rende Dune un film particolarmente premonitore è l'aspetto ecologico. 

Nella prefazione del romanzo originale del 1965, l'autore Frank Herbert dedica la storia "alle persone il cui lavoro va oltre le idee nel regno dei 'materiali reali' - agli ecologisti della terraferma, ovunque si trovino, in qualunque momento lavorino, questo sforzo di previsione è dedicato all'umiltà e all'ammirazione".

Consideriamo quindi Arrakis non come un pianeta astratto, bensì come una previsione del futuro del nostro mondo. Un luogo prosciugato di tutta la vita, prezioso solo per le risorse che possiamo estrarne, dove le persone hanno un valore secondario e la salute del pianeta nessuno. A poco più di 50 anni dalla pubblicazione, la previsione di Frank sembra abbastanza precisa, no? 

Nel luglio del 1980, Frank scrisse un saggio per Omni Magazine sui temi che gli ispirarono Dune. Rivela che il romanzo nacque dalla paura che "l'ecologia potesse essere il prossimo vessillo per demagoghi e aspiranti eroi, per coloro che sono alla ricerca del potere e per quelli pronti a provare l'ebbrezza di lanciarsi in una nuova crociata".

Quindi eccoci qui, nel 2022, anno in cui il problema del cambiamento climatico è presente quotidianamente in tutti i media e nelle sale riunioni di amministratori delegati e politici di tutto il mondo. Troppo spesso, la narrazione è radicata in messaggi che fanno riferimento al giorno del giudizio, alla colpa e all'esagerazione. Troppo spesso, le persone coinvolte più direttamente vengono escluse dalla conversazione. Troppo spesso, i responsabili dell'accelerazione del problema sono coloro in cui confidiamo per risolverlo. 

Frank identifica l'ecologia come lo stendardo, ma chi lo sventola? Coloro che desiderano salvare noi e il nostro pianeta da un futuro arido e desertico? Quelli che vogliono svuotare le nostre tasche e il nostro mondo? Oppure quelli che desiderano sfruttare la crisi per accedere ulteriormente alle risorse del pianeta?

Frank dichiarò che "la nostra società, dopotutto, opera sulla base del senso di colpa, che spesso serve solo a oscurare il suo vero funzionamento e a prevenire l'adozione di soluzioni scontate". Cosa succede quando eliminiamo il rumore di fondo, quando guardiamo oltre lo stendardo? Quali sono queste soluzioni scontate? 

Iniziare ad apprezzare ciò che abbiamo, prendercene cura, sostenere e collaborare con le comunità che hanno a cuore questo pianeta e danno priorità alla sua salute. Capire cosa è importante e cosa non lo è. 

C'è una scena nel film in cui si vede un uomo che versa lentamente e amorevolmente dell'acqua sulla sabbia attorno a una palma da datteri. Questo dice a Timothée Chalamet che l'albero richiede 40 litri di acqua al giorno per vivere, mentre un uomo ne richiede solo otto, quindi le 20 palme della tenuta bevono l'equivalente di 100 uomini. Timothée osserva la palma e preme una mano sulla corteccia. Suggerisce di sradicare gli alberi e di conservare l'acqua. L'uomo alza lo sguardo al di sopra del suo mestolo, sorpreso. No. No, no. "Questi sono sacri." 

dune_2

Fonti
Pianta ora Scopri Treedom Business