L’estate più calda e più letale (che ci piaccia o meno)

set 25, 2025 | scritto da:

Negli ultimi giorni una serie di studi e analisi ha messo in rilievo un dato che a qualcuno potrà sembrare poco plausibile: le tre estati più calde della storia, osservata, sono state quelle del 2023, 2024 e 2025, e il caldo estremo collegato al cambiamento climatico ha contribuito a migliaia di decessi nelle città europee.
Allo stesso tempo è vero che in alcune parti d'Europa ricordano l’estate ha registrato piogge più frequenti del normale — e qualcuno potrebbe obiettare come in realtà «non sembri» caldo affatto.
Mettiamo ordine: cosa dicono i dati, come sono stati ottenuti e pur considerando i limiti della raccolta statistica, accettare che sono più attendibili di chi dice "eh, ma a casa mia ha piovuto sempre"! 

Data showing summer temperatures in the last years

Minima statistica

Le osservazioni climatiche su larga scala (Copernicus, WMO e dataset internazionali) mostrano che il 2024 è stato il più caldo mai registrato e che il triennio 2023–2025 segnala picchi nelle temperature stagionali, specialmente nell’emisfero nord, tra quelle di cui si hanno dati attendibili. Questi dataset misurano temperature medie su vaste aree e periodi di tempo, e rilevano tendenze globali/continentali che - per quanto banale dirlo, sempre meglio ripeterlo - non sempre devono coincidere con la percezione locale. 

L’attribuzione: come si stabilisce l'effetto umano sul clima
Gli studi di “attribuzione” confrontano i dati rilevati con quelli di modelli che simulano un mondo in cui le emissioni umane non hanno determinato alcuna influenza sull'incremento delle temperature. Applicando questi confronti a serie storiche di temperatura e a dati di mortalità giornaliera, i ricercatori stimano la frazione di ondate di calore (e delle morti correlate) che sono state rese più probabili o più frequenti dal riscaldamento antropico.
Analisi recenti su 854 città europee stimano che, nella stagione calda più recente, circa il 60–70% delle morti da caldo osservate siano attribuibili al riscaldamento indotto dall’uomo.

One of the heatwave of summer 2025

Perché la tua eventuale estate piovosa non contraddice questi risultati

  1. Scala spaziale diversa — I dataset climatici e gli studi di mortalità lavorano a scala continentale o su centinaia di città: catturano tendenze aggregate. Un’estate più umida in una valle alpina, non annulla ondate di calore prolungate in pianure e coste.

  2. Variabilità meteorologica vs trend climatico — il cambiamento climatico alza la probabilità e l’intensità degli estremi, ma non elimina la variabilità naturale: ci saranno sempre piogge intense, tempeste e regioni più fresche; queste sono componenti inevitabili del nuovo «clima disturbato».

  3. Impatti locali amplificati — la mortalità dovuta al caldo è spesso legata a fattori socio-demografici (età media della popolazione, qualità dell’edilizia, accesso alla climatizzazione), quindi due città con la stessa temperatura possono avere esiti molto diversi. 

Limiti metodologici — perché leggere i numeri con cautela

  • Copertura dei dati: gli studi citati si basano su reti di città con dati completi; aree rurali o Paesi con registrazioni deboli possono essere sotto-rappresentate, il che può portare a sottostime o a bias geografici.

  • Assunzioni dei modelli: le analisi di attribuzione richiedono ipotesi sui livelli preindustriali, sugli scenari di emissione e sul comportamento umano: ogni passaggio introduce incertezza.

  • Definizioni temporali: parlare di «1,5 °C superati» può riferirsi a un singolo anno medio (come segnalato nel 2024) o a periodi multiannuali; il significato politico e scientifico cambia a seconda del riferimento. 

Heatwave art

Limiti metodologici non significa sfiducia nei dati

Ogni analisi scientifica porta con sé margini di incertezza: gli studi sul caldo e sulla mortalità si basano su dati disponibili (più solidi in alcune aree, meno in altre), su modelli che simulano scenari controfattuali e su definizioni temporali che possono variare. È corretto riconoscerlo. Ma sarebbe sbagliato concludere che, per questo, i risultati siano poco attendibili.
Al contrario: questi lavori vengono condotti con rigore metodologico, sottoposti a revisione tra pari e fondati sull’elaborazione di enormi quantità di dati provenienti da meteorologia, epidemiologia e scienze sociali. Sono strumenti che, anno dopo anno, diventano più precisi grazie al miglioramento delle serie storiche, dei modelli climatici e delle tecniche statistiche.

In definitiva, segnalare i limiti serve a leggere correttamente i risultati, non a metterne in dubbio la validità: la scienza, con i suoi metodi, resta la nostra bussola più affidabile per orientarci in fenomeni complessi e dinamici come il clima. Diffidare di essa in nome del “percepito personale” è una scorciatoia che non ci possiamo permettere.

Fonti principali
Scientific American: Andrea Thompson, Climate Change Fuels Record Summer Heat, Killing Thousands, 17 settembre 2025. Scientific American
Copernicus Climate Change Service: Rapporto Europe’s Warmest Year on Record—Striking Climate Contrasts, 17 aprile 2025. copernicus.eu
World Meteorological Organization (WMO): Rapporto European State of the Climate 2024, 15 aprile 2025. World Meteorological Organization
ISGlobal: Studio 62.700 heat-related deaths in summer 2024, 22 settembre 2025. ISGLOBAL
Imperial College London: Studio Summer heat deaths in 854 European cities more than tripled due to climate change, 17 settembre 2025. Imperial College London
Nature Medicine: Studio Heat-related mortality in Europe during the summer of 2022, 2023. Nature

Prospettive e implicazioni per l’Europa

I numeri recenti — comprese stime che segnalano decine di migliaia di morti per calore in Europa tra 2022 e 2024 — convergono su una conclusione: il caldo estremo è già una minaccia concreta per la salute pubblica e le infrastrutture europee. Le politiche di adattamento (rifugio dal calore, rete di allerta, città più verdi, infrastrutture sociali) sono tanto cruciali quanto gli sforzi di mitigazione che riducono le future emissioni e operano su meccanismi di sottrazione della CO2 dall'atmosfera.

Il disallineamento tra esperienza locale («ha piovuto qui») e trend macroscopici («le estati sono diventate più calde e letali») non è una contraddizione: è il frutto della convivenza tra variabilità meteorologica locale e un cambio sistemico del clima globale.

I dati non annullano il vissuto personale, ma lo inquadrano: disegnano scenari che richiedono misure collettive — adattamento urbano, protezione dei più vulnerabili, e riduzione delle emissioni — e scelte quotidiane che includono anche la gestione del territorio e il ripristino di servizi ecosistemici. In questo quadro, piantare e proteggere alberi è una delle molte azioni locali che contribuiscono sia all’adattamento (ombreggiamento, raffreddamento locale) sia alla mitigazione climatica. Ma non è una soluzione unica: serve un mix di politiche, infrastrutture e comportamenti informati dai dati.

 

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