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La Tanzania non è una cartolina, ma uno dei paesi del futuro
lug 11, 2025 | scritto da: Tommaso Ciuffoletti
Dal Kilimangiaro alle isole di Zanzibar, una terra sospesa tra sfide sociali, straordinaria biodiversità e speranza. Un futuro tutto da scrivere, anche piantando alberi.
C’è un Paese in Africa orientale che per molti rimane solo una cartolina: la vetta innevata del Kilimangiaro, gli elefanti nel Serengeti, le spiagge bianche di Zanzibar. Eppure la Tanzania è molto di più. È un mosaico di popoli, lingue e culture; una terra giovane come Stato ma antica come la culla dell’umanità; un Paese povero, ma attraversato da una sorprendente energia. Un luogo che, come Treedom, vogliamo continuare a raccontare e a sostenere: piantando alberi, sì, ma anche coltivando speranza.
La Tanzania nasce ufficialmente solo nel 1964 dall’unione di Tanganica (l’entroterra continentale) e Zanzibar (l’arcipelago che profuma di spezie). Ma le sue radici affondano molto più lontano: qui, nella Gola di Olduvai, sono stati ritrovati resti fossili di ominidi vissuti oltre due milioni di anni fa, testimoniando che queste terre hanno visto i primi passi dell’umanità.
Dopo secoli di regni locali e sultanati, il colonialismo europeo ne ha cambiato il destino: prima dominio tedesco alla fine dell’Ottocento, poi protettorato britannico dopo la Prima guerra mondiale. L’indipendenza arrivò negli anni Sessanta, guidata da Julius Nyerere, il padre fondatore che cercò di costruire un’identità nazionale basata sull’unità (ujamaa, “famiglia estesa” in swahili) e sulla solidarietà sociale.
Oggi la Tanzania resta uno degli Stati africani più stabili politicamente, anche se la sua democrazia non è perfetta e la povertà rimane diffusa.
La sfida di crescere restando sé stessi
Con oltre 65 milioni di abitanti e una crescita demografica fra le più alte del continente, la Tanzania è un Paese giovane anche anagraficamente: l’età media della popolazione è poco più di 18 anni. Una società multietnica (più di 120 gruppi diversi) e multiculturale, che ha trovato nello swahili una lingua comune e un’identità condivisa.
L’economia resta fragile e dipende in gran parte dall’agricoltura, che impiega oltre i due terzi della forza lavoro, e dal turismo, attratto dai parchi nazionali e da Zanzibar. Negli ultimi anni hanno preso slancio anche l'estrazione mineraria (soprattutto oro e tanzanite, una gemma preziosa che esiste solo qui) e telecomunicazioni, ma la sfida più grande è ridurre le disuguaglianze e creare lavoro per milioni di giovani.
Una natura che toglie il fiato (e va protetta)
La Tanzania custodisce una delle più straordinarie biodiversità del pianeta: dai leoni e le giraffe del Serengeti ai gorilla del Parco di Mahale, dalle acque cristalline dell’Oceano Indiano alle foreste tropicali dei monti Udzungwa. Oltre un terzo del territorio nazionale è protetto da riserve o parchi naturali.
Eppure questa ricchezza è sotto pressione: deforestazione, bracconaggio e cambiamenti climatici minacciano habitat e specie uniche. Alcune zone, come le aree agricole attorno al Kilimangiaro, subiscono siccità sempre più frequenti, che colpiscono duramente le comunità rurali.
Il clima in Tanzania varia molto: caldo tropicale sulla costa e a Zanzibar, più fresco sugli altopiani e temperato nelle regioni montuose. Ma dappertutto si avvertono gli effetti del riscaldamento globale, che rende le stagioni delle piogge più instabili e imprevedibili.
Piantare alberi per crescere insieme
In questo scenario si inserisce il lavoro di Treedom: piantare alberi in Tanzania non significa solo compensare CO₂. Significa aiutare comunità di contadini locali a diversificare il reddito, proteggere il suolo dall’erosione, ombreggiare le coltivazioni e creare microeconomie rurali più resilienti.
Gli alberi scelti da Treedom sono specie utili alle comunità (fruttiferi, piante per l’alimentazione o per il legname leggero) che vengono coltivate senza intaccare la biodiversità delle aree naturali protette. È un gesto concreto, che unisce economia circolare, tutela ambientale e responsabilità sociale.
Guardare avanti con speranza (e concretezza)
La Tanzania è un Paese povero, sì: il reddito medio pro capite resta tra i più bassi del mondo, molte aree rurali non hanno accesso a servizi essenziali, e la crescita economica rischia di non essere inclusiva. Ma è anche un Paese pieno di vita: giovane, creativo, dinamico.
Dal fermento musicale del bongo flava ai mercati colorati, dalle cooperative agricole alle startup digitali, c’è un’energia che racconta la voglia di cambiare, senza perdere il legame con la propria identità.
Il futuro non è scritto: ci sono ostacoli enormi, ma anche tante mani che vogliono costruirlo. Anche le nostre.
Piantare un albero in Tanzania non è solo far crescere un tronco e delle foglie: è un atto che intreccia passato, presente e futuro. È un filo verde che lega le mani di chi lo pianta oggi, l’ombra che offrirà domani e la vita che continuerà a generare.
Perché la bellezza di questo Paese non è solo nei paesaggi mozzafiato, ma anche nei germogli che spuntano dopo la pioggia, nei sorrisi dei bambini che correranno tra quegli alberi, nei frutti che sfameranno una famiglia.