Gli effetti dei cambiamenti climatici colpiscono anche il mondo vegetale, inducendo adattamenti che determinano un vero e proprio spostarsi delle piante in cerca di condizioni favorevoli alla sopravvivenza delle diverse specie. Analizziamo il fenomeno e alcuni casi specifici.
I precedenti
Le ricostruzioni più accreditate, dicono che circa 56 milioni di anni fa una bomba di anidride carbonica è entrata nell’atmosfera aumentando la temperatura media della Terra di 7-14 gradi Fahrenheit. Ci riferiamo a questo evento come Paleocene-Eocene Thermal Maximum (PETM).
La scienziata paleobotanica dell'Università del Wyoming Ellen Currano che studia l’effetto del calore del PETM sulle piante, durante una ricerca nel Bighorn Basin del Wyoming, ha ritrovato macrofossili vegetali che risalgono al PETM. Questi fossili testimoniano come prima del PETM vi fosse, in quell’area, una foresta di cipressi, platani, noci ed altre specie . Successivamente a quel periodo, le ricerche hanno mostrato che a quell’ambiente si è sostituita una foresta composta da palme e altre piante endemiche di posti subtropicali. Uno scenario che potrebbe ripresentarsi in un futuro non così lontano?
Gli scienziati prevedono che nei prossimi 100-150 anni la temperatura della terra potrebbe aumentare all’incirca della stessa quantità provocata durante il PETM.
Una riorganizzazione vegetale è dunque assai probabile, il punto è come avverrà? Non è facile azzardare una previsione globale, dato che questa potrebbe avvenire in modo netto e radicale in alcune zone del pianeta e in modo meno sensibile in altre.
Per fare alcuni esempi: gli alberi di baobab, in Madagascar, stanno attraversando una grave crisi. Una ricerca pubblicata nel 2013 dimostra che il riscaldamento globale potrebbe presto rendere gli habitat dove vivono i Baobab inadatti a loro ma anche ad altre specie che hanno bisogno di condizioni simili. Così come il baobab anche il cedro, simbolo nazionale del Libano, sta scomparendo. Una volta questa antichissima pianta ricopriva migliaia di chilometri del territorio libanese, oggi ci limitiamo a soli 17 chilometri quadrati.
I cedri prediligono climi freddi e con l’innalzamento delle temperature sono costretti a migrare, letteralmente, in cerca di condizioni più adatte a loro. Avendo scarsa opportunità di cercare climi più favorevoli migrando a nuove latitudini, tendono a spostarsi in altitudine. Purtroppo però, hanno scarso margine anche in quel senso, dato che anche a grandi altitudini il clima si sta riscaldand, portando ad una proliferazione di insetti che distruggono le foglie dei cedri.
Sono solo alcuni dei tanti esempi della riorganizzazione vegetale, ed è solo l’inizio.
Al giorno d’oggi queste trasformazioni sono sporadiche e non direttamente collegate fra loro, ma sono tutte la faccia della stessa medaglia.