- Blog
- green focus
- Quanto inquina...
Quanto inquina 1 Bitcoin?
lug 06, 2021 | scritto da: Giacomo Fumagalli
Il valore delle criptovalute è legato a vari fattori. Uno, decisivo, è che che generarle abbia un ridotto impatto ambientale. vediamo, quindi, quanto costa 1 bitcoin all'ambiente.
Bitcoin: la situazione al 6 luglio 2021.
Oggi, mentre vi scrivo, 1 euro equivale a 1,19 dollari.
Sempre oggi, 1 solo bitcoin, equivale esattamente a 28.291,84 euro o a 33.628,50 dollari statunitensi.
Impressionante, vero?
E se è vero che quasi tutti noi abbiamo già sentito il nome di questa cripto-valuta, è altrettanto vero che in molti meno sappiamo esattamente cosa siano le cripto-valute stesse, da dove provengano e quanto ci “costino” in termini ambientali.
Facciamo un passo indietro: cosa sono i Bitcoin e le cripto-valute?
Il Bitcoin è una moneta virtuale creata nel 2009 da uno o più hacker con lo pseudonimo Satoshi NakamotoIl Bitcoin, diversamente dalle altre valute (come euro o dollaro), non ha dietro di sé una Banca Centrale che distribuisce nuova moneta. A darle una “struttura” ci sono fondamentalmente due capisaldi: un network di “nodi”, cioè di pc collegati in rete tra loro per crearla, e l'uso di un complesso sistema di crittografia per validare e rendere sicure le transazioni.
Non essendo quindi prodotta da nessuna Zecca di Stato (non essendo tangibile) è una cosiddetta “cripto-valuta”, come da definizione:
“Una valuta virtuale che costituisce una rappresentazione digitale di valore ed è utilizzata come mezzo di scambio o detenuta a scopo di investimento”.
www.borsaitaliana.it
Le cripto-valute possono quindi essere trasferite, conservate o negoziate elettronicamente, e tra queste, le più spesso nominate sono: Bitcoin, LiteCoin, DashCoin, Ripple, Ethereum, Cardano, Tron.
Perché allora parliamo proprio di Bitcoin?
Se esistono così tanti tipi di cripto-valute, perché sentiamo più spesso parlare di Bitcoin?
La risposta è facile: al momento sono i più usati e popolari, anche tra i non addetti ai lavori.
Avrete certamente sentito parlare di Bitcoin grazie ai tweet di Elon Musk, il fondatore di PayPal, Tesla e SpaceX, che grazie ad alcuni messaggi su Twitter ha fatto oscillare enormemente il valore di questa moneta virtuale.
Come nell’ultimo tweet, grazie al quale Musk ha generato un nuovo riassettamento positivo sul mercato della cripto-valuta, in pratica, digitando soltanto 194 caratteri, ha permesso al valore del Bitcoin di aumentare del 9%. Il tweet in questione era questo:
“Quando ci sarà conferma di un utilizzo ragionevole (del 50%) di forme di energia pulita da parte dei miners con un trend futuro positivo, Tesla tornerà a consentire le transazioni in Bitcoin”.
Già, ma perché Elon ha parlato di energia pulita in relazione ai Bitcoin?
L’energia (poco) pulita per generare i Bitcoin
Senza entrare troppo in tecnicismi informatici, possiamo riassumere come segue.
Essendo una moneta virtuale, l’unico modo per generarla è “estrarla” da “miniere virtuali”, un’operazione chiamata appunto “mining” (to mine = estrarre), grazie alla grande potenza di calcolo di una numerosa serie di computer interconnessi tra loro. Il tutto, seguendo una "blockchain", ovvero un sistema di controllo che valida le transazioni, una sorta di registro che tiene conto di tutte le transazioni mai fatte con questa valuta digitalePer fare tutto ciò, però, è indispensabile avere accesso a grandi quantità di energia.
E qui viene il punto.
I Bitcoin e le cripto-valute inquinano?
Sì. Indirettamente, certo, ma sì.
Come detto, per poter creare questa moneta virtuale è necessario utilizzare computer piuttosto performanti e oltremodo energivori.
Infatti, secondo le stime dell’Università di Cambridge, nel 2019, il consumo di elettricità per minare Bitcoin è stato di poco superiore a quello dell’intero Egitto e di poco inferiore a quello della Polonia.
Non solo.
I dati del CCAF (Cambridge Centre for Alternative Finance) aggiornati all’aprile del 2020, affermano che circa il 70% dei Bitcoin viene estratto in Cina.
E la Cina, al momento, può fare ricorso all’energia elettrica prodotta dalle grandi dighe delle zone dello Sichuan e Yunnan (quindi energia che deriva da fonti rinnovabili) soltanto nella stagione umida, non durante tutto l’anno.
Quindi, per tutto il resto del tempo, per produrre elettricità, vengono utilizzati principalmente combustibili fossili, tra cui, il carbone.Ora, come potete facilmente immaginare, utilizzare il carbone per produrre energia elettrica, porta con sé una ingente produzione di emissioni di CO2.
Sì, ma allora quanto inquinano?
Per ora è difficile avere un dato certo.
Vi basti però pensare che, sempre grazie allo studio del Cambridge Centre for Alternative Finance, con oltre 151 Twh di consumo di energia elettrica annuale il Bitcoin, al 14 maggio 2021, sarebbe il 25esimo “Paese” più energivoro al mondo.
Una domanda lecita sui Bitcoin, forse due.
A questo punto è naturale e persino genuino porsi una domanda: ha senso produrre una moneta virtuale, senza una banca centrale che la gestisca, soggetta a grande volatilità, capace di mantenere segrete le informazioni sulle transazioni e in grado di generare una così ingente quantità di emissioni di CO2?
Personalmente non ho una risposta, piuttosto ho un’altra domanda:
Sarà sufficiente piantare sempre più alberi per ridurre le emissioni delle cripto-valute in futuro?
Nel frattempo speriamo che l’ultimo tweet di Elon Musk abbia (in parte) già indicato “una” via, quella più sostenibile.Voi cosa ne dite?