È tempo di raccolta (e di scelte): perché il cacao può salvare o distruggere le foreste

lug 14, 2025 | scritto da:

Mentre in Tanzania si raccolgono le fave di cacao coltivate in agroforestazione grazie ai progetti Treedom, nel resto del mondo il boom dei prezzi spinge verso piantagioni intensive che minacciano la biodiversità. Sostenere un modello diverso è possibile, proprio ora.

In Tanzania, in queste settimane, le mani dei coltivatori con i quali collaboriamo da anni, staccano dalle piante le cabosse mature: è tempo di raccolta del cacao. Un gesto antico, ripetuto da generazioni, ma che oggi ha un significato nuovo e più grande. Perché quelle fave non nascono da una monocoltura, ma crescono insieme ad alberi da frutto, leguminose, piante da ombra. È il cuore del metodo agroforestale che Treedom utilizza: piantare cacao in consociazione, creando piccoli ecosistemi ricchi di vita.

Proprio mentre in Tanzania si celebra questo rito stagionale, il mercato globale del cacao vive un momento storico: prezzi alle stelle, domanda in crescita costante e pressioni enormi sui produttori. È una situazione che racconta le contraddizioni del nostro tempo, e ci obbliga a chiederci: quale cacao vogliamo? Quello che impoverisce i suoli e distrugge le foreste, o quello che le protegge e crea futuro?

Cacao_Tanzania

Il prezzo del cacao vola, e con lui i rischi per le foreste

A inizio 2025, il prezzo del cacao ha toccato livelli mai visti prima, superando i 10.000 dollari a tonnellata, come riportato da FoodNavigator. Dietro questi numeri ci sono fenomeni complessi: eventi climatici estremi che hanno compromesso i raccolti, malattie che hanno colpito le piante, speculazioni finanziarie. Ma soprattutto, una domanda globale che continua a crescere, sospinta dall’industria del cioccolato e dai consumi in Asia e nei mercati emergenti.

A prima vista, potrebbe sembrare una buona notizia per i coltivatori: prezzi più alti significano più reddito. Ma la realtà è più sfumata. Per rispondere alla richiesta del mercato, in molti paesi si stanno aprendo nuove piantagioni, spesso a spese delle foreste.

La corsa al cacao minaccia ovunque la biodiversità

Uno studio citato dal Guardian ha mostrato come, negli ultimi anni, vaste aree protette di Costa d’Avorio e Ghana siano state trasformate in piantagioni di cacao illegali. Non è un caso isolato. È una tendenza globale: la pressione commerciale spinge piccoli agricoltori e grandi aziende a cercare nuove terre, sacrificando ecosistemi preziosi.

Il cacao, in questi casi, viene coltivato in monocoltura: file ordinate di piante tutte uguali, che esauriscono i nutrienti del suolo, lasciano il terreno nudo tra un tronco e l’altro e aumentano la vulnerabilità a malattie e parassiti. Un sistema che può sembrare più rapido e redditizio, ma che sul lungo periodo impoverisce comunità e natura.

È la logica del “più cacao, più in fretta, a qualunque costo”. Ma il costo, troppo spesso, lo pagano le foreste.

cacao_commercio

La via alternativa: piantare cacao insieme ad altri alberi

C’è un altro modo di coltivare cacao: più lento, ma più lungimirante. È l’agroforestazione: piantare cacao in consociazione con altre specie – alberi da frutto, piante che fissano l’azoto, essenze forestali. Così si creano piccole foreste agricole che:

  • tutelano la biodiversità, offrendo rifugio a insetti, uccelli e piccoli mammiferi;

  • proteggono il suolo dall’erosione e migliorano la fertilità naturale;

  • assorbono CO₂, contribuendo a mitigare il cambiamento climatico;

  • diversificano il reddito dei contadini, che possono raccogliere e vendere anche frutta, legna, miele.

Non è solo una tecnica agricola: è una filosofia che mette al centro l’equilibrio tra economia e natura.

Il metodo Treedom: non solo cacao

Dal 2018, Treedom sostiene in Tanzania progetti di piantumazione di cacao secondo il modello agroforestale. Non solo cacao, ma anche manghi, banani, alberi del caffè, albicocchi, alberi che proteggono dal vento o arricchiscono il terreno. Ogni albero piantato viene geolocalizzato e fotografato, per raccontare una storia che dura nel tempo.

Questo modello porta vantaggi concreti:

  • garantisce reddito ai contadini, non solo quando il prezzo del cacao è alto;

  • rende le piantagioni più resilienti alle malattie e ai cambiamenti climatici;

  • aiuta a mantenere in vita gli ecosistemi locali.

In Tanzania, mentre si raccolgono le fave di quest’anno, queste piccole foreste agricole stanno crescendo. E con loro cresce la speranza di un cacao diverso: buono davvero, per chi lo coltiva e per il pianeta.

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Luglio: un’occasione per investire nel futuro della Tanzania

Proprio per celebrare questo momento di raccolta, Treedom ha scelto luglio per una promo estiva speciale: per tutto il mese, sarà possibile piantare non solo alberi di cacao, ma tante altre specie in Tanzania, a un prezzo molto conveniente.

Un gesto che va oltre il semplice regalo: è un investimento in un futuro più verde, più giusto, più ricco di vita. Un futuro dove il cacao non distrugge le foreste, ma le fa rinascere.

Un raccolto che parla di domani

In Tanzania, questi giorni di raccolta sono una festa silenziosa: mani che aprono le cabosse, semi che saranno fermentati e trasformati in cioccolato. È il risultato di scelte fatte anni fa, quando qualcuno decise di piantare non solo cacao, ma una piccola foresta.

Oggi, quelle scelte portano frutto. E domani? Dipende da noi. Perché ogni albero che piantiamo oggi è una promessa mantenuta: che anche il cacao può crescere senza distruggere, portando ricchezza e vita dove prima c’era solo terra nuda.

È tempo di raccolta, sì. Ma soprattutto, è tempo di scegliere che tipo di raccolto vogliamo vedere domani.

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