Il valore delle criptovalute è legato a vari fattori. Uno, decisivo, è che che generarle abbia un ridotto impatto ambientale. vediamo, quindi, quanto costa 1 bitcoin all'ambiente.
Oggi, mentre vi scrivo, 1 euro equivale a 1,19 dollari.
Sempre oggi, 1 solo bitcoin, equivale esattamente a 28.291,84 euro o a 33.628,50 dollari statunitensi.
Impressionante, vero?
E se è vero che quasi tutti noi abbiamo già sentito il nome di questa cripto-valuta, è altrettanto vero che in molti meno sappiamo esattamente cosa siano le cripto-valute stesse, da dove provengano e quanto ci “costino” in termini ambientali.
Il Bitcoin è una moneta virtuale creata nel 2009 da uno o più hacker con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto
Non essendo quindi prodotta da nessuna Zecca di Stato (non essendo tangibile) è una cosiddetta “cripto-valuta”, come da definizione:
“Una valuta virtuale che costituisce una rappresentazione digitale di valore ed è utilizzata come mezzo di scambio o detenuta a scopo di investimento”.
www.borsaitaliana.it
Le cripto-valute possono quindi essere trasferite, conservate o negoziate elettronicamente, e tra queste, le più spesso nominate sono: Bitcoin, LiteCoin, DashCoin, Ripple, Ethereum, Cardano, Tron.
Se esistono così tanti tipi di cripto-valute, perché sentiamo più spesso parlare di Bitcoin?
La risposta è facile: al momento sono i più usati e popolari, anche tra i non addetti ai lavori.
Come nell’ultimo tweet, grazie al quale Musk ha generato un nuovo riassettamento positivo sul mercato della cripto-valuta, in pratica, digitando soltanto 194 caratteri, ha permesso al valore del Bitcoin di aumentare del 9%. Il tweet in questione era questo:
“Quando ci sarà conferma di un utilizzo ragionevole (del 50%) di forme di energia pulita da parte dei miners con un trend futuro positivo, Tesla tornerà a consentire le transazioni in Bitcoin”.
Già, ma perché Elon ha parlato di energia pulita in relazione ai Bitcoin?
Senza entrare troppo in tecnicismi informatici, possiamo riassumere come segue.
Essendo una moneta virtuale, l’unico modo per generarla è “estrarla” da “miniere virtuali”, un’operazione chiamata appunto “mining” (to mine = estrarre), grazie alla grande potenza di calcolo di una numerosa serie di computer interconnessi tra loro. Il tutto, seguendo una "blockchain", ovvero un sistema di controllo che valida le transazioni, una sorta di registro che tiene conto di tutte le transazioni mai fatte con questa valuta digitale
E qui viene il punto.
Sì. Indirettamente, certo, ma sì.
Come detto, per poter creare questa moneta virtuale è necessario utilizzare computer piuttosto performanti e oltremodo energivori.
Infatti, secondo le stime dell’Università di Cambridge, nel 2019, il consumo di elettricità per minare Bitcoin è stato di poco superiore a quello dell’intero Egitto e di poco inferiore a quello della Polonia.
Non solo.
I dati del CCAF (Cambridge Centre for Alternative Finance) aggiornati all’aprile del 2020, affermano che circa il 70% dei Bitcoin viene estratto in Cina.
E la Cina, al momento, può fare ricorso all’energia elettrica prodotta dalle grandi dighe delle zone dello Sichuan e Yunnan (quindi energia che deriva da fonti rinnovabili) soltanto nella stagione umida, non durante tutto l’anno.
Quindi, per tutto il resto del tempo, per produrre elettricità, vengono utilizzati principalmente combustibili fossili, tra cui, il carbone.
Per ora è difficile avere un dato certo.
Vi basti però pensare che, sempre grazie allo studio del Cambridge Centre for Alternative Finance, con oltre 151 Twh di consumo di energia elettrica annuale il Bitcoin, al 14 maggio 2021, sarebbe il 25esimo “Paese” più energivoro al mondo.
A questo punto è naturale e persino genuino porsi una domanda: ha senso produrre una moneta virtuale, senza una banca centrale che la gestisca, soggetta a grande volatilità, capace di mantenere segrete le informazioni sulle transazioni e in grado di generare una così ingente quantità di emissioni di CO2?
Personalmente non ho una risposta, piuttosto ho un’altra domanda:
Sarà sufficiente piantare sempre più alberi per ridurre le emissioni delle cripto-valute in futuro?
Nel frattempo speriamo che l’ultimo tweet di Elon Musk abbia (in parte) già indicato “una” via, quella più sostenibile.