Un incontro tra letteratura e natura. La rubrica dedicata ai libri che parlano di ambiente e sostenibilità. Per festeggiare l’8 marzo vi consigliamo tre scrittrici che raccontano la natura nell'accezione più ampia del termine. Tre donne che sono riuscite a lasciare un segno nel mondo della letteratura e non solo.
Grazia Deledda è una scrittrice sarda che visse a cavallo tra Ottocento e Novecento, e fu la prima autrice italiana a vincere, nel 1926, il premio Nobel. Il testo scelto è uno dei più celebri perché racchiude i temi principali della sua letteratura. Racconta la fragilità umana, il legame ancestrale con la propria terra e le sue tradizioni, lo scontro tra modernità e passato. Canne al vento racconta la storia delle sorelle Pintor e della loro famiglia, ex nobili di un paese rurale della Sardegna, Galte, all’ombra di un declino annunciato. Ciò che colpisce è l’alternanza di un paesaggio naturale, reale e poetico, a quello magico e fantastico della notte, abitato da elfi e folletti, appartenente all’immaginario della tradizione popolare sarda.
Farsi spazio tra le pagine
Ogni volta che se ne allontanava lo guardava così, tenero e melanconico, appunto come un uccello che emigra: sentiva di lasciar lassù la parte migliore di se stesso, la forza che dà la solitudine, il distacco dal mondo; e andando su per lo stradone attraverso la brughiera, i giuncheti, i bassi ontani lungo il fiume, gli sembrava di essere un pellegrino, con la piccola bisaccia di lana sulle spalle e un bastone di sambuco in mano, diretto verso il luogo di penitenza: il mondo.
Farsi spazio tra le pagine
Elisabeth si accorgeva di avere sì vissuto quegli episodi, ma al tempo stesso di non averli vissuti, perché in quelle storie c'era sempre un che di opaco e di vuoto, e la cosa più opaca era che lei aveva realmente assistito a tutto, ma la sua vita si era svolta "à côté", in un mondo diverso, e proprio per questo spesso le era sfuggita di mano, come a uno spettatore che va al cinema ogni giorno e si lascia narcotizzare da un mondo diverso dal proprio.
Farsi spazio tra le pagine
Non si diventa streghe per fare del male a questo o a quello, e nemmeno per fargli del bene come dame di carità a cavallo di una scopa. E’ proprio per sfuggire a tutto questo…per avere una vita propria e non un’esistenza elemosinata dagli altri.
Buone letture e buona festa della donna!
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