“We're creating a cosmetics revolution to save the planet” recita la bio Instagram dell’azienda cosmetica nata Regno Unito nel 1995.
Un impegno che comincia dall’inizio e arriva fino alla fine della storia dei prodotti Lush: l’azienda investe infatti in fattorie rigenerative (che non impoveriscono il suolo, ma permettono alla natura di rigenerarsi) in Perù, Guatemala, Arizona e Uganda, per garantire trasparenza nelle proprie materie prime e nella catena di approvvigionamento.
Il 35% dei prodotti dell’azienda cosmetica inglese, inoltre, sono “naked”, cioè commercializzati senza packaging.
Irriverenti.
Il brand di sportswear americano è uno dei più attivi in campo green. Dal 1985, Patagonia ha devoluto l'1% delle proprie vendite alla tutela e al ripristino dell'ambiente naturale.
Oggi, il brand dedica un’intera sezione del sito alla cura dei prodotti, compresi video di riparazione, per allungare il più possibile la vita dei capi, e offre incentivi ai dipendenti che prendono i mezzi pubblici o fanno carpooling per andare al lavoro.
Nel 2011, in occasione del Black Friday, hanno comprato una pagina intera del New York Times per pubblicare un annuncio che invitava a NON comprare le loro giacche.
Pioneri.
IKEA ha eliminato i sacchetti di plastica nel 2007 e le lampadine a incandescenza nel 2010.
Nel 2020 l’azienda svedese ha lanciato la strategia People and Planet Positive: un piano che mira a raggiungere l’indipendenza energetica e diventare un’azienda circolare entro il 2030.
Un impegno sostenuto da campagne di marketing che sono vere e proprie campagne di sensibilizzazione ai piccoli, grandi gesti che possono fare la differenza.
Pedagogici.
Gli alberi fanno parte del DNA del brand di outwear, che ne ha uno proprio nel suo logo. L’azienda mira a sottrarre più carbonio di quello che emette, tutelare la biodiversità, migliorare la qualità dell'acqua e il benessere degli agricoltori che forniscono le materie prime per i prodotti.
Tutti obiettivi che si possono raggiungere con la riforestazione, se fatta nel modo giusto.
Insieme a Treedom, Timberland ha piantato già oltre 40.000 alberi in Ghana, contribuendo al progetto del Great Green Wall, una barriera naturale per contrastare l’avanzamento della desertificazione, ma intende piantarne 50 milioni in tutto il mondo entro il 2025.
Ambiziosi.
Se si scioglie è da buttare. Vale per il gelato, e anche per il pianeta.
Nel 2017, il brand di gelato ha lanciato una campagna di comunicazione chiamata “Save our Swirled” e un gusto creato appositamente per l’occasione. Nel video di campagna si vedono diversi gusti di gelato che si sciolgono inesorabilmente, mentre una voce fuori campo recita: questo è quello che succede quando un gelato è più al caldo di due gradi rispetto a quello che dovrebbe essere.
(decine di impiegati Ben and Jerry's alla Marcia per il Pianeta nel 2017, a New York)
Una metafora abbastanza potente.
L’azienda statunitense mira ad utilizzare solo energia proveniente da fonti rinnovabili e a ridurre le proprie emissioni del 40% entro il 2025.
Fonti
https://blog.treedom.net/it/cosa-vuol-dire-essere-b-corp
https://escholarship.org/content/qt49n325b7/qt49n325b7.pdf?t=q9ns2b
https://www.timberland.it/nature-needs-heroes.html
https://www.ikea.com/jp/en/this-is-ikea/sustainable-everyday/from-pre-loved-to-re-loved-were-giving-ikea-furniture-a-second-life-pub9e5d35e0
https://blog.treedom.net/en/blog/post/why-timberland-chose-treedom-to-plant-30-000-trees-2316
https://www.huffpost.com/entry/ben-and-jerrys-save-our-swirled_n_7453278
https://www.benjerry.com/values/issues-we-care-about/climate-justice